VACCINI E GLOBALIZZAZIONE : UN PROBLEMA COMPLESSO

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Vaccini e globalizzazione: un problema complesso.

La questione di una equa e solidale distribuzione dei Vaccini anti COVID

Giustamente da più parti ed anche da parte di Papa Francesco negli ultimi mesi è stato sottolineata la necessità che nell’ambito di questa pandemia tutta la popolazione del mondo possa avere uguale accesso alla vaccinazione contro il COVID-19.

Il dibattito di queste ultime settimane ha riguardato sia la fornitura di adeguate quantità di vaccino ai paesi più poveri nell’ambito del progetto COVAX, sia la possibilità di liberalizzare, in questa fase pandemica, i brevetti di tutti i vaccini attualmente prodotti e disponibili. Sulla carta nulla da dire, si tratterebbe di misure ineccepibili, non soltanto dal punto di vista di una equità sanitaria mondiale, ma anche dal punto di vista della necessità, per sconfiggere veramente in maniera completa la pandemia, di bloccare in maniera decisa e globale la circolazione del virus.

Le campagne vaccinali : un immane sforzo organizzativo

Ma a volerci guardare bene dentro emergono  problemi e questioni di non poco conto. Abbiamo toccato con mano nel nostro paese ed in buona parte del mondo occidentale, la difficoltà di poter effettivamente realizzare un tracciamento di tutta la catena di contagio, includendo anche i contatti asintomatici dei casi positivi. Cì è stato ripetuto più volte come il famoso indice RT, salito più volte al di sopra dell’unità, fosse l’elemento chiave per poter mantenere il tracciamento dei contagi sotto controllo e, come abbiamo potuto constatare negli ultimi mesi, più volte, salito al di sopra di questa soglia, il tracciamento è risultato molto difficoltoso ed incompleto. Tutto questo in un paese come il nostro e in paesi come quelli dell’Unione Europea dove i sistemi sanitari sono particolarmente avanzati sia in campo di cura, che in campo di prevenzione.

La necessità di sistemi sanitari organizzati ed efficienti

Non occorre invece essere stati in Africa o in altri paesi del terzo mondo per verificare come i sistemi sanitari di quei paesi siano assolutamente fatiscenti ed inconsistenti.In quei paesi l’aspettativa di vita è ben al di sotto della nostra al punto che la figlia di un mio amico, tornata dalla sierra Leone dove si era recata per un campo di lavoro estivo ci raccontava stupita come in quel paese non avesse incontrato “vecchi”. E così, una presa di posizione apparentemente espressione di giustizia e di equità e pertanto ampiamente condivisibile, in realtà, suona un po’ di ipocrisia. Come è possibile che in quei paesi dove nemmeno si riesce a curare tuttora una banale polmonite, per non parlare di tumori, cardiopatie, ed altre malattie più complesse, si possa mettere in piedi un sistema di vaccinazione capillare, in grado di raggiungere tutti i più sperduti villaggi, mantenendo al contempo in sicurezza le fiale di vaccino nella loro intera filiera dalla distribuzione alla somministrazione.

Non solo un problema di natura sanitaria, un problema globale

E’ il problema dell’incolmabile divario che tuttora permane tra Nord e Sud del mondo, tra paesi ricchi, molto ricchi e paesi poveri, molto poveri. È il problema dell’emigrazione di massa, dei morti nel deserto e nel Mediterraneo, dei trafficanti che lucrano su vite umane di persone disperate ed alla ricerca di un benessere, oggi, vero miraggio nel deserto della povertà globale. Di fronte a questa situazione, sempre più insostenibile, in un’epoca di globalizzazione, occorrerebbe veramente un grande sforzo, da parte dei paesi più ricchi per realizzare, nei confronti del sud del mondo un vero piano Marshall, un piano rivoluzionario, che non agisca per interessi economici, energetici, di influenza strategica, ma in una logica di equità. Equità che non vuole dire e non può essere uguaglianza, perché la crescita e lo sviluppo dei paesi del terzo mondo non può non tenere conto di differenze etniche, culturali, religiose.

Lo sviluppo del Sud del Mondo nell’ era della globalizzazione : utopia o sfida ineludibile ?

Ma tutto questo è possibile o è l’utopia del III millennio? Non credo ci sia una risposta compiuta, si tratta però di una sfida, in primo luogo per quei paesi, come il nostro e come la maggior parte dei paesi facenti parte l’Unione Europea, che hanno fondato le loro carte costituzionali ed il loro diritto sul valore della persona e sulla dignità del lavoro. Comprendere che questa è l’unica strada e che il futuro della umanità e la sua salvezza non possono prescindere da una equità nella globalizzazione è l’unica strada.Una strada che non può essere percorsa a mezzi termini; una cura che, parafrasando la medicina, non può consistere in qualche debole supposta, ma deve prevedere una vera presa in carico ed un accompagnamento. L’ utopia che si possa veramente diventare capaci di fornire cultura, crescita, sviluppo, strutture, percorsi, cure e non armi, assistenza militare, denaro in cambio di energia e materie prime. Perché, come qualcuno affermava già da un po’ di tempo, il futuro è adesso…

                                                                                   Giuseppe Chesi                                                                                    AMCI Reggio Em